Una volta assaporato il flow, la domanda è: come ci torno? Come lo rendo uno stile di vita e non solo un picco fortunato? La risposta sta nell’allenamento della continuità. Il flow non è un lampo, ma una competenza. Non basta entrarci: va mantenuto.
In 2Flow, lo chiamiamo flow²: la capacità di riconoscere i segnali, ricrearli, mantenerli. Come? Con un diario di flow: ogni volta che vivi un’esperienza intensa, prendi nota. Cosa stavi facendo? Che emozioni provavi? Che ambiente ti circondava? In breve: crea la tua mappa del flow.
Poi, costruisci routine. Un brano musicale, un gesto simbolico, un tempo preciso della giornata. Tutti questi elementi possono diventare “porte” di accesso allo stato mentale ottimale. E non dimenticare di proteggere il tuo tempo profondo: le sessioni di focus puro (senza notifiche, senza interruzioni) sono il terreno su cui il flow attecchisce.
La buona notizia? Più ci entri, più lo riconosci. Più lo riconosci, più lo desideri. E più lo desideri... più lo ritrovi. Perché il flow, una volta attivato, ti cerca quanto tu cerchi lui.

